Quando chiedo ai pazienti di pensare a cosa significa intraprendere un percorso di sana alimentazione la prima cosa che solitamente visualizzano nella loro mente è un concetto di dieta basato su pilastri come restrizione, eliminazione, privazione e fatica. Potrei continuare così aggiungendo molti altri aggettivi simili, ma il messaggio è chiaro: la dieta è un qualcosa che priva le persone di tanti alimenti e di conseguenza della gioia di mangiare. Spesso ha una data di scadenza, perché è impensabile mantenere un regime restrittivo troppo a lungo e di conseguenza ha effetti limitati nel tempo.

Questo è un copione ormai noto, ma quello che cerco di far capire nel mio studio, ciò che metto in pratica con i miei pazienti, è che la dieta, rifacendosi al senso etimologico del termine, è un vero e proprio stile di vita e come tale nulla ha a che fare con concetti di restrizione e privazione.

Per fare questo affronto con loro un percorso di educazione alimentare nel quale non mi limito a elencare cosa devono mangiare e in che quantità, piuttosto mi soffermo sui perché: perché è possibile dimagrire non privandosi di nulla, perché non si deve parlare di concetti come “sgarro” e “compensazione”, perché certi alimenti sono da privilegiare, perché è importante adottare uno stile di vita sano al di là del solo peso, ecc…

Queste e molte altre domande nascono e trovano risposta in un percorso nutrizionale completo, dove la persona viene messa in primo piano e dove l’obiettivo è quello di renderla autonoma e libera di avere un rapporto sano con il cibo e con il suo corpo, senza cadere in meccanismi frustranti, inefficaci e diseducativi.

Di cosa mi occupo